Mosco: “Chi sceglie il rispetto vince la sua partita più importante”
Padova, 2 ottobre 2025 – Nella sede della Provincia di Padova è stato presentato ieri il Decalogo contro il linguaggio d’odio nello sport, un documento che raccoglie dieci regole semplici e concrete per promuovere il rispetto reciproco e contrastare l’hate speech dentro e fuori dal campo.
L’iniziativa è stata promossa dalla Provincia di Padova, in collaborazione con Corecom Veneto ed Esu Padova, e ha visto la sottoscrizione del patto da parte delle principali realtà sportive cittadine: Calcio Padova, Pallavolo Padova, Patavium Rugby, Petrarca Basket e FIP Padova.
Un fronte comune, istituzioni e sport, per ribadire che il vero tifo deve unire e mai dividere, e che dietro ogni maglia e ogni colore c’è sempre una persona.
«Chi sceglie il rispetto vince la sua partita più importante» – ha dichiarato la consigliera provinciale Eleonora Mosco, sottolineando l’importanza di un impegno condiviso nel trasmettere ai giovani valori positivi, in campo, sugli spalti e online.
Il decalogo rappresenta un patto civile e culturale che invita atleti, società, tifosi e cittadini a scegliere un linguaggio costruttivo, a rifiutare insulti e discriminazioni, e a vivere lo sport come occasione di crescita, incontro e coesione sociale.
Il messaggio è chiaro:
rispetto, inclusione e responsabilità devono essere la base di ogni partita, dentro e fuori dallo stadio.
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Decalogo contro il linguaggio d’odio nello sport
Gioca la tua partita per il rispetto – in campo, sugli spalti e online
- Il vero tifo unisce, non discrimina.
Lo sport aggrega, l’odio divide. Rifiuta ogni forma di discriminazione: etnia, genere, orientamento sessuale, religione, disabilità. Non c’è posto per l’odio, né sugli spalti né nella vita. - Dietro ogni maglia c’è una persona.
Atlete e atleti, allenatori e allenatrici non sono bersagli da colpire: sono persone con opinioni, emozioni e fragilità. Le tue parole possono ferire. Rispetta chi scende in campo, anche quando è diverso da te. - L’errore è umano, l’odio no.
Una prestazione negativa non giustifica insulti, razzismo o violenza verbale. Critica il gioco, non la persona. Tifare non significa odiare. - Le parole hanno conseguenze reali.
Un insulto può lasciare ferite profonde. Rifletti prima di parlare o postare. Chiediti: diresti le stesse cose guardando quella persona negli occhi? - Sui social non sei invisibile.
Lo schermo non ti protegge dalla responsabilità. Non diffondere odio, non mettere “mi piace” a chi lo fa. Segnala e blocca. Ogni clic è una scelta: fallo contare. - Rompi il silenzio: intervieni.
Se vedi o senti un episodio di hate speech, non fare finta di niente. Dì “basta”, invita a smettere, segnala agli steward o alle piattaforme. Il tuo esempio vale. - Sii un modello per le nuove generazioni.
I più giovani ti osservano. Insegna rispetto, spirito sportivo, apprezzamento per gli avversari. La passione vera non urla odio, ma celebra il gesto sportivo. - Celebra lo sport, non l’umiliazione.
Gioisci per il talento, l’impegno, la bellezza del gesto atletico. Non esultare per l’errore dell’altro, non godere della sua caduta. Lo sport è competizione leale, non distruzione. - Pretendi impegno da club e istituzioni.
Chiedi campagne serie contro l’odio, regole chiare e sanzioni efficaci. Partecipa attivamente. La tua voce può cambiare le cose. - Fai del rispetto il tuo stile di gioco.
Ogni volta che scegli il rispetto invece dell’insulto, stai vincendo la tua partita. Non servono medaglie per essere campioni di umanità. Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nello sport.